Borgo Pescolanciano

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 Nel IV secolo a.C. il territorio di Pescolanciano fu utilizzato dal popolo sannita soprattutto per organizzarsi in vista dello scontro con Roma. 
Le sue origini vanno però ricercate in età medievale. In epoca normanna, nel XII secolo, il Comune veniva chiamato "Pesclum lanzanum": il primo dei due termini stava ad indicare una pietra o un macigno, come riferisce lo storico Galanti, tra l'altro di uso comune per denominare un centro abitato in epoca medievale che sorgeva su di un dirupo o roccia molto scoscesa; il termine "lanzanum" invece ha un significato alquanto misterioso, come annota lo stesso Masciotta nella sua analisi storica. Nell'antico testo "Italia Illustrata" di epoca aragonese, il comune viene accostato a quello di "Pesolo di Pignataro", l'attuale Pescopennataro, perchè i due termini "Pesolo" e "Pesco" sono sinonimi di "Pensile", nel senso di "alto situato".La fortezza di Pescolanciano è appartenuta alla signoria dei Carafa per diverso tempo, dal 1270 fino alla metà del 1500. La struttura del Castello, a pianta esagonale, presenta ancora la torre maestra, costruita su di un colle molto ripido, che veniva protetta da un recinto contenente il magazzino, una cisterna ed i locali per il corpo di guardia. Il castello presenta tutte le caratteristiche di un presidio di difesa perchè in posizione elevata e con un ampio raggio di visuale sulla valle sottostante, quella del Trigno, e sul tratturo Castel di Sangro-Lucera, nonchè circondato da rocce a strapiombo che lo rendono inaccessibile dai diversi lati.
La struttura ha subito diversi ammodernamenti, soprattutto sotto i già menzionati Carafa, che fecero costruire i piani seminterrati da adibire a cantina e magazzini, il primo piano da destinare ai signori, ed il terzo invece per la servitù. Lungo questo piano, inoltre, furono aggiunti i camminamenti per le ronde. I lavori inoltre interessarono la cappella gentilizia, impreziosita di altari marmorei e di arredi sacri, e l'urna di S. Alessandro, custodita nella stessa cappella, che fu poi restaurata. Contemporaneamente alla costruzione del torrione fortificato erano stati edificati anche una serie di edifici da utilizzare come abitazioni e come botteghe per i soldati e le rispettive famiglie.
Nuovi lavori si resero necessari dopo il terribile terremoto del 1805 e la data di conclusione dei lavori è riportata direttamente sul portone di ingresso.
Nel castello, che divenne col tempo praticamente una dimora di lusso, fu ospitato anche lo storico tedesco Theodor Mommsen, durante il periodo delle sue ricerche sul popolo sannita e soprattutto sul sito archeologico di Pietrabbondante.
Infine, va segnalato come ogni anno vengano svolti nel Castello convegni ed incontri di studi al fine di mantenere vivo l'interesse per la struttura di Pescolanciano. Il borgo comprende il complesso parrocchiale di San Salvatore, coevo nonché adiacente al castello. La chiesa ha pianta rettangolare a navata unica e ci è pervenuta notevolmente rimaneggiata. Il fronte principale è preceduto da un ristretto sagrato che conserva, incassato nel muretto che lo recinge, il bassorilievo di un leone rampante di fattura proto rinascimentale. Su di esso si apre un portale quattrocentesco trabeato e finemente lavorato. Un altro portale, di fattura tardo-barocca, si apre nel fianco destro della chiesa: ricco di elementi decorativi, è incorniciato da due colonne dalle alte basi che sorreggono una trabeazione dall'ampio frontone ed un'edicola di coronamento. Un campanile a quattro ordini, sormontato da una cuspide piramidale, conclude la fabbrica. La chiesa conserva pregevoli statue tra le quali la più straordinaria è quella della Madonna Addolorata, realizzata da Paolo Di Zinno nel 1765, che colpisce per l'eccezionale realismo, allontanandosi dalle tipiche rappresentazioni della Madonna trafitta dalle spade.Una cinta fortificata, di forma ovoidale, si sviluppa per 750 metri ed è costituita da un muro poligonale a blocchi di pietra locale posti in opera a secco: è la più integra tra le fortificazioni analoghe conservate in territorio molisano.A circa 950 metri di altitudine, immersa nell'omonimo bosco, troviamo la cinta di S.Maria dei Vignali. Attraverso la porta di sud ovest si accede alla torre medioevale, eretta secoli fa a controllo del territorio circostante; continuando in direzione della porta nord si incontrano resti di costruzioni medioevali mescolati ad emergenze di mura poligonali di forte suggestione sannitica; appena fuori dalla porta nord, si attraversa una specie di anteporta realizzata tra rocce naturali saldate ai lati da mura di cinta di fattura più grezza e probabilmente di epoca anteriore.

 

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